Recensioni e commenti su film e serie TV, sia nuove uscite che non; edite su Mymovies che inedite. Only for you

The Good Place – La dannazione del Paradiso
Serie TV amerigana in 4 stagioni, The Good Place racconta le vicende fantastiche di Eleanor Shellstrope ( Kirsten Bell) che dopo la sua dipartita per un incidente si risveglia nell’aldilà, nella Parte Buona (The Good Place) dove viene elogiata da Michael, responsabile del distretto, per le buone azioni eseguite in vita e la sua nobiltà d’animo, a cui Eleanor è totalmente estranea. Infatti Eleanor non è esattamente una benefattrice, anzi, per cui nella sua permanenza nella parte buona dovrà fingere di essere ciò che non è, buona appunto, con l’aiuto di Chidi (docente di etica e filosofia, ovviamente deceduto) e poi aiutata da Tahani (filantropa, muerta ovviamente) e Janiu (monaco buddhista), a cui seguiranno vari stravolgimenti e colpi di scena nella realtà idilliaca e paradisiaca. La storia è carina, ma trascinata per quattro stagioni cade nel ripetitivo già a metà della seconda. Il tutto per dire che nessuno è 100% buono o 100% malvagio e che anche chi pensa di aver avuto un comportamento ineccepibile probabilmente ha fatto del male inconsapevolmente. La storia delle luce senza ombra e viceversa, dello Ying e dello Yang. Morale fra il semplice e il banale, carina, ma l’avrei risolta con meno episodi. Da prendere col contagocce, rischia di stufare.

Tenet – Il senso di Nolan per i trip spaziotemporali
Film d’azione, dai connotati colossal, super atteso dai fan di Nolan e uno dei primi a reilluminare le sale nel post Covid lockdown, Tenet ha sbancato i botteghini – per quanto concesso dallo stato di emergenza.
Parto subito col dire che non sono una super fan del genere ma il cinema mi mancava, per cui eccomi qui. Sto giro Nolan, complice la quarantena, deve essersi fatto qualche pippatina quantica; che fosse fissato con i viaggi nel tempo e spazio a dispetto della fisica ne eravamo ben consapevoli – vedi Inception o Interstellar che ho fatto molta fatica a seguire- stavolta si supera e cade in fallo.
Tanta azione, talmente tanta che non c’è caratterizzazione dei personaggi (eccenzion fatta per Robert Pattinson che nonostante tutto dà un’interpretazione brillante), solo meri esecutori e soggetti alle leggi dell’entropia inversa, secondo cui per viaggiare indietro nel tempo ci si muove effettivamente avanti in un mondo in rewind.
150 minuti di azione pura ma con un filo logico troppo intricato da seguire, confesso che in alcuni punti ho fatto fatica a stare sveglia (sarà l’età che avanza). Ad ogni modo questa pellicola mi dà sensazioni contrastanti; bello sì ma fine a se stesso come virtuosismo di una regista che vive di trip spaziotemporali, per cui se uscite dal cinema con la pretesa di aver compreso gli accadimenti appieno, toglietevelo dalla testa o preparatevi a passare una notte insonne arrovellandovi sul perché.
lo rivedrei? probabilmente no.

365 giorni – Scandalosa bruttezza lunga un anno
Film targato Netflix, nella top ten dei film più visti sulla celebre piattaforma durante l’estate, 365, di scandaloso ha solamente la bruttezza in quanto ad inconsistenza di praticamente tutto: sceneggiatura, regia, fotografia. La storia: il figlio e futuro erede di un boss mafioso, interpretato da Michele Morrone, durante una sparatoria su una spiaggia prima di venire ferito a morte, viene folgorato da una giovane ragazza, bellissima (Anna-Maria Sieklucka). A distanza di cinque lunghi anni, per un caso fortuito i due si incontrano e lui la rapisce, col proposito di concederle 365 giorni per farla innamorare; allo scadere del tempo lei sarà libera se non dovesse provare nulla. Idea carina, un “La Bella e la Bestia” Gomorra version, ci sta, non c’è che dire ma è sviluppata con la stessa approssimazione del tema sulle vacanze di Natale in quinta elementare. Non c’è pathos, non c’è sentimento, non c’è approfondimento dei personaggi, interiorità, psicologia. In 115 minuti di film solo scene di sesso (se siete appassionati di soft porno ve lo consiglio), violenza e provocazione che dal nulla si trasformano, ovviamente, in amore travolgente. Nello stesso timing molti altri film avrebbero affrontato la tematica in maniera diversa. 365 è un’accozzaglia di clichè sul machismo, sull’uomo che non deve chiedere mai e sulla donna bella, zoccola e un po’ zerbina che pure se la meni, se sei figo come Morrone, si fa menare volentieri se le dai una bella ripassata come ricompensa. Di per sè non ha nulla di scandaloso visto che ormai la pornografia è alla portata di tutti; di scandaloso resta solo la superficialità e il messaggio che lancia, pure peggio del predecessore delle 50 Sfumature. Brutto senza attenuanti.

Birdman–il canto del cigno ad Hollywood
Pubblicata su Mymovies il 5 marzo 2018
Osannato dalla critica, dall’Academy e dal pubblico, Inrarritu propone una pellicola irripetibile dal punto di vista tecnico scegliendo di girare tutto in piano sequenza, ma, ahimé, al di là della capacità filmografica non si va. Keaton riveste un ruolo che pare cucito appositamente per lui; l’attore-supereroe di blockbuster dell’ industria cinematografica hollywoodiana caduto nel dimenticatoio e con la voglia di riscattarsi rimettendosi in gioco con progetti ambiziosi quanto fallimentari per le proprie possibilità, ma che deve affrontare una concorrenza più giovane e spregiudicata (meraviglioso quanto folle Nortorn). Straordinaria Emma Stone nei panni della figlia ex tossicodipendente, ma comunque dipendente dai social e rappresentazione dell’assenza del padre votato alla carriera, rivelatasi fallimentare. Un sacco di elementi interessanti e di grande rilievo, tuttavia il film non prende quota come dovrebbe (a proposito di Birdman e di voli) e a tratti diventa noioso e pesante, dato che non riesce a trovare un equilibrio tra la drammaticità dell’ interiorità complessa dei personaggi e gli alterchi, a volte, comici e grotteschi. Un buon film, tecnicamente virtuso m una storia non indimenticabile col classico finale aperto che lascia con più dubbi che altro; in altre parole, un filo sopravvalutato.

Update: l’ho visto di recente. Non ho cambiato idea.
Lo sciacallo – The Nightcrawler
L’insostenibile sciacallaggio dei media
Pubblicata su Mymovies il 16 marzo 2015
Lou Bloom è (presumibilmente) un trentenne disoccupato che per sbarcare il lunario si dedica a piccoli furti ed altre attività illecite, posto che nessuno vuole dargli un lavoro, essendo essenzialmente un ladruncolo. Una notte assiste ad un tragico incidente stradale e l’arrivo di una troupe di cameraman dalle facce tutt’altro che professionali, lo spinge a voler fare la stessa cosa: procurarsi una videocamera, una radio della polizia e girovagare alla ricerca di fatti sanguinosi da filmare e vendere ai tg per le edizioni del mattino. Ovviamente Lou pian piano inizia ad eccellere in questo sciacallaggio e sbaraglia la concorrenza, aiutato del suo timidissimo “tirocinante” Rick, dopo aver attirato l’attenzione di Nina, responsabile delle morning news di un tg locale. Lou è un tipo senza scrupoli, senza la minima etica o morale e l’unica cosa che gli interessa è che i suoi video vengano mostrati; è un self-made-man 2.0 che impara tutto ciò che gli serve da internet per potersi fare largo tra gli squali dei network televisivi. Ha una parvenza cordiale ma assolutamente intimidatoria. Tale caratterizzazione del personaggio è dovuta alla straordinaria interpretazione di un assolutamente inedito Jake Gyllenhaal, che lascia le vesti di belloccio per entrare nei panni, piuttosto scheletrici, di un giovane uomo in bilico tra la sociopatia, l’apatia più radicata e una spaventosa cupidigia. Era nella volontà di Gyllenhaal quella di voler rassomigliare il più possibile ad uno sciacallo, dai tratti scheletrici, emaciati e sciupati; ma più che uno sciacallo ricorda un serpente, dovuto forse ai modi e al tono mellifluo e al modo in cui si lascia strisciare fino alle bassezze più estreme che può raggiungere un uomo senza scrupoli. Assolutamente magnifica anche la fotografia che nelle scene notturne rappresenta una Los Angeles pericolosa e deserta, che ben si rispecchia con l’arida interiorità di Lou e presumibilmente di tutta la categoria del giornalismo ed affini (ma non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, per carità). Poteva essere un film banale, l’ennesimo ricalco di quanto possa essere spietata l’industria dei media e invece Dan Gilroy (sceneggiatore e regista) dà nuova vita ad un argomento trito e ritrito. E d’altronde, se è stato nominato a così tanti premi (Oscar, Golden Globes, British Academy Film Awards solo per citarne alcuni), un motivo ci sarà! Assolutamente da vedere.

Mortdecai
Boring English Humor
Pubblicata su Mymovies il 16 marzo 2015
Charles Mortdecai (Johnny Depp) è un ricco mercante d’arte inglese con inclinazioni truffaldine che, a causa di svariati milioni di sterline di debito con Her Majesty the Queen, sta per ritrovarsi senza un soffitto affrescato sopra la testa. E’ sposato con Johanna (Gwyneth Paltrow) , che gli rifiuta ogni contatto fisico da quando si è fatto crescere due imbarazzanti mustacchi alla Poirot, di cui egli va assolutamente fiero. Mortdecai viene chiamato in causa per aiutare l’ispettore Alastair Martland (Ewan McGregor) -vecchia conoscenza dei coniugi Mortdecai- per risolvere l’intricato caso del furto di un rarissimo Goya. Mortdecai accetta con la speranza di poter riuscire a saldare il debito con lo stato e salvare la casa e il matrimionio, anche se questo implica il suo viaggio nelle “colonie” , o per meglio dire, la California, sempre accompagnato dal suo fedele servitore/ scagnozzo/ guardia del corpo/ autista Jock. Di primo acchito si direbbe che abbiamo tutti gli elementi per una commedia dai molteplici colpi di scena, battute pungenti e situazioni esilaranti…. e invece no. Il film non raggiunge mai il livello di comicità che il pubblico si aspetta; non si ride molto, al massimo si sorride. Depp, nonostante ormai sia piuttosto navigato nei ruoli eccentrici ed esilaranti alla Jack Sparrow e nonostante sia nota la sua capacità di trasformismo attoriale, delude le aspettative risultando piuttosto macchiettistico; i siparietti e le gag si rivelano davvero deludenti ed il personaggio così stereotipato dell’inglese snob e monarchico diventa fin troppo pesante da sopportare, soprattutto nei falliti tentativi di un approccio fisico con la moglie, disgustata dai baffi del marito. Molto più interessante e divertente è la figura di Jock -interpretato da un vero Englishman: Paul Bettany- che passa con disinvoltura dall’inseguimento in macchina allo stendere i panni al fronteggiare una sparatoria. In ogni caso il film ha un buon ritrmo grazie alle varie peripezie dei personaggi e due ore di proiezione passano abbastanza in fretta. Un plauso va alla scenografia ed alla forografia, entrambe molto curate. In conclusione, si poteva aspirare ad una comicità un po’ meno English, che è tutto tranne che divertente.

Nessuno si salva da solo
Chi ben comincia…
Pubblicato su Mymovies il 16 marzo 2015
Delia e Gaetano sono una coppia separata, costretta a rivedersi per decidere come spartirsi i figli per le vacanze estive. Delia è rigida, come donna e come madre, maniacale, ossessiva e maniaca dell’igiene; Gaetano invece è esattamente l’opposto: padre assente e quando presente, permissivo e remissivo, sognatore, sentimentale e idealista. La loro cena-scontro è costellata da tutti gli insulti e frecciatine varie che normalmente ogni coppia in crisi utilizza per incolpare l’altro del fallimento del rapporto. Il film si articola su molteplici flashback che mostrano come un grande amore, vivo, passionale e duraturo, si trasformi in una convivenza forzata fra due persone che, a causa di figli, lavoro, delusioni di varia natura, illusioni e disillusioni, arrivano ad odiare ciò che prima amavano così tanto dell’altro. La storia è stata partorita dalla brillante mente di Margaret Mazzantini prima in veste di scrittrice e successivamente come sceneggiatrice, per la regia di Sergio Castellitto (coppia vincente nella vita e nel lavoro, non c’è che dire). La Mazzantini, stavolta, mette da parte le storie straordinariamente drammatiche come Venuto al Mondo o Non ti muovere per dare spazio ad una narrazione altresì drammatica (la fine di un matrimonio non è mai cosa semplice), ma più vicina al quotidiano e, sfortunatamente, comunemente esperibile (basta pensare al boom di divorzi/separazioni degli ultimi vent’anni). Un pubblico giovane potrebbe ritrovarsi parecchio amareggiato e spiazzato, quasi impaurito, da questo amaro ritratto così comune nei rapporti di coppia, mentre un pubblico più navigato, con una certa quantità di batoste più o meno grandi sulle spalle potrebbe rispecchiarvicisi, totalmente o in parte. In ogni caso, si tratta di un film ben riuscito, a prescindere da ogni interpretazione che gli si voglia dare, sotto ogni punto di vista: storia 10+, regia 9, fotografia e montaggio 8.5, interpretazione degli attori 10 (perfetta Jasmine Trinca nei panni di Delia), musiche 8.
C’è poco da fare, quando una storia è azzeccata e sempre attuale, metà del lavoro è già fatto. Da vedere assolutamente.

Cinquanta sfumature di grigio
125 minuti di monotonia
Pubblicata su Mymovies il 22 febbraio 2015
Le tanto osannate “50 sfumature di Grigio” devono assolutamente buscarsi una bella serie di belle frustate, tanto per restare in tema. Film noioso, lento, pesante.
Nulla di più o di meno rispetto ad un Twilight eroticamente spinto. Il primo a doversi beccare una bella vergata è sicuramente l’ autore: Mrs E.L. James, che ha dato prova che la scrittura non è esattamente il suo campo, men che meno quella erotica e BDSM; speriamo che sia tornata alle faccende domestiche e non scriva mai più nulla. Chiunque avesse già letto il libro con un minimo di spirito critico, era già pronto al peggio; ed il film in questo caso non delude le aspettative. È la perfetta copia del libro, che è tutto tranne che coinvolgente. Ora, non voglio dilungarmi eccessivamente sulla storia che ormai conoscono anche i sassi, ma piuttosto sul film in sè. Infatti, le seconde frustate vanno alla fotografia ed il montaggio: ok che si parla di Grey, ma l’atmosfera ed i colori sono fra le più cupe mai viste; senza poi parlare dei primi piani assolutamente inespressivi dei protagonisti, seguiti da controcampi che sembra vogliano forzare l’intensità dello scambio di sguardi fra i due. Bocciatissimi. Altra frustata va, purtroppo (e non per colpa totalmente loro), agli attori. Il Christian Grey di Jamie Dornan è tutto tranne che intrigante, ma piuttosto un fidanzatino sdolcinato ed esibizionista, ma soprattutto inespressivo, piatto, quasi quanto la Bella Swan della saga di Twilight, che ben si accoppia (in ogni senso) con l’interpretazione di Dakota Johnson, altrettanto inespressiva e trasognata, fatta eccezione per i momenti in cui sorride imbarazzata alle folli richieste del suo Principe Grigio, anticipando ed aumentando l’ilarità del pubblico, che ride di gusto. Già, perché in sala si ride parecchio, soprattutto per le scene hot. Per non parlare delle sparute scene di BDSM, che non hanno poi nulla di così masochistico. Sicuramente, più in lá di così non ci si poteva spingere, per evitare di cadere nella pura pornografia, e per poter anche accedere,per questioni di cash, ad un pubblico più ampio (in sala i quindicenni superavano di gran lunga i maggiorenni). Insomma, certi temi così scottanti e tabù per il grande pubblico andrebbero trattati diversamente, in maniera più profonda e concettuale e non come un dramma d’amore a luci rosse per adolescenti alla scoperta del sesso alternativo e casalinghe annoiate in cerca di sperimentazioni sessuali.
