Questo titolo mi risuona nella mente da settimane. Dal giorno successivo alla pubblicazione dell’ultimo post, scritto anche di getto, nel mero intento di alleggerire la testa in un momento in cui avrei preso il cellulare e mandato il famoso audio di 10 minuti, che a differenza dei The Giornalisti, non era per dire quanto sono felice, ma quanto sei cane. Ci ho pensato, ripensato ma l’unica cosa che usciva era il titolo. E l’ultimo incontro con la Santa Psico me lo ha confermato, però non prende forma. Ho persino comprato un libro, d’istinto su Amazon, che ho letto in due ore, che mi ha rivelato delle epifanie degne di Archimede; per cui con tutto questo materiale qualcosa dovrebbe uscire. Ma no, nemmeno una frase ad effetto ha solcato per un secondo il mio cervello anestetizzato.
Forse perchè non so da dove partire; forse perchè non voglio vedere i miei pensieri e le mie realtà concretizzarsi in parole; forse perchè, scrivendole, anche le mie responsabilità nella vicenda, prenderebbero una forma reale. Forse.
E mentre mi pelo lo smalto e le pellicine, mentre leggo altri blogger, che le cose le dicono e fine della storia, tentenno e provo. E parto da lì, dal mio smalto pelato e dalle mie pellicine strappate.
“Non ti pelare lo smalto / Lasciati stare quelle unghie / Cosa te lo metti a fare che poi lo distruggi” e affini erano le frasi più ricorrenti e fra le più innocue (credevo) che mi sentivo ripetere ogni volta che in me trovava qualcosa di fastidioso. A partire dalle mie unghie, appunto. Per carità, nemmeno a me piace lo smalto sbeccato o le unghie di Punkabbestia in stazione che chiede 1€, ma la frase, per quanto semplice, cela molto di più; che vieni guardata così attentamente che nemmeno uno smalto sbeccato può sfuggire all’attenzione di Mr. N.
Ma Mr. N. non parte subito così, no, figuriamoci. Non può dimostrarsi subito uno stronzo; si dimostra attento. Attento a te, attento ai tuoi bisogni, attento anche al colore del tuo smalto, tanto da ricordarselo quando te lo togli. Ti analizza, ti scandaglia in profondità. Capisce tutti i tuoi punti deboli. E si fa bello ai tuoi occhi, bellissimo. Diventa tutto ciò che avevi sempre sognato, desiderato, sperato, sognato di sperare di desiderare mai. Tutto concentrato in una persona sola, un essere angelico. Arriva persino a farti trovare i cereali che mangi sempre a colazione, nella credenza di casa sua, con il piglio semplice di chi ti dice “me ne sono ricordato” durante un discorso en passant, e tu, solo per questo, pensi già a chi ti farà da testimone alle nozze. é tutto ad effetto wow per un tempo più o meno imprecisato. Possono essere mesi, forse un annetto ma a volte è solo questione di settimane e iniziano a saltare fuori le crepe; come quando trovi un paio di scarpe di marca, in sconto, bellissime, stupende che all’inizio ti sembrano anche comode, ma il giorno che provi ad indossarle e ci fai qualche km o qualche ora in più, ti infastidiscono. Ti segnalano la loro presenza, il cinturino ti graffia la caviglia, la punta ti stringe, fino a farti venire la vescica sul calcagno e farti sanguinare il piede. Che se sei fortunata becchi una farmacia aperta e ti munisci di cerotti, ma se è troppo tardi, te ne torni a casa alla bell’e meglio col piede squarciato e zoppicante.
Ma tu questo ancora non lo sai, e ti bei del tuo meraviglioso e attento Mr. N., che è troppo perfetto per essere vero. E infatti non lo è. Perchè ad un certo punto, imprecisato, inizi a capire che tutta l’attenzione che mette nei tuoi confronti sia atta a criticarti; percepisci uno strano senso di giudizio che aleggia intorno. Ma no, sei tu che effettivamente sei un po’ permalosa. Che te lo dicono tutti, che prendi sempre tutto troppo sul serio, che sei pesante, che non accetti le critiche. Che lo sta facendo per il tuo bene in fondo. Effettivamente ha ragione no, perchè ti metti lo smalto se poi dopo due giorni è rovinato? Sta male, è brutto da vedere. Se fai una cosa, falla bene, no? Che senso ha tingersi i capelli se poi ogni volta che li lavi ti ci devi mettere su dodici prodotti diversi per farli stare in piega? è un vezzo inutile, staresti bene già così. Sei già bella di tuo, ma sei così insicura che devi andare ad inventarti altri escamotage per farti dire che sei bella. Non lo sai già di tuo? è un segno di debolezza. Dovresti essere sicura di te, se non rimandi un’immagine di sicurezza e amor proprio, chi lo farà al posto tuo? Ah di sicuro non lui. Cioè lui sì, è attento, ti corregge, ti indirizza, ti consiglia per il tuo bene, lui ti capisce perchè è buono, ma non ti ha promesso nulla, giusto? Quello che fa per te lo farebbe a prescindere, perchè è buono e nessuno lo capisce in realtà. Ma tu sì, e lo ascolti. Perchè lo conosci e vuoi che lo sappia che può contare su di te, sempre.
E così inizi a dargli ragione, a metterti in dubbio, a pensare che effettivamente sei tu che sei fallibile di qualcosa nei suoi confronti. Che non sei abbastanza, ti manca qualcosa. Che la sua attenzione che all’inizio ti era così cara, adesso te la guadagni sì, ma per le ragioni sbagliate. Perchè effettivamente ti manca qualcosa e vuoi rimediare, vuoi che l’attenzione torni su di te in positivo, che ti dica che sei brava, bella, che ti vuole bene e non che ci sia sempre un ma o una critica o peggio una negazione totale in quello che fai. E rinunci a far notare a lui quello che a te non va bene. Perchè ha sempre la risposta pronta; minimizza, ti fa passare per esagerata, tragica, pazza. O che i suoi problemi sono molto peggiori dei tuoi e che tu non puoi assolutamente capire cosa stia passando, per cui non vale nemmeno la pena parlartene. Ed effettivamente è così, tu che ne sai? Alla fine lui ha dei pensieri così importanti che non ti sfiorano nemmeno, povero. Sei la solita egoista dai, lo sai anche tu. Come si fa a parlare con te? Per questo non lo fa. Ma qualcosa ti disturba nel profondo; è un sottofondo flebile di unghie sulla lavagna ogni volta che parlate; dai suoi discorsi è ovvio che sei nel labile limbo fra il valere poco e il non capire nulla. Ti tratta con sufficienza; vede che ti sforzi e più ti vede più ti ignora. Volutamente. E se lo ignori tu, ti richiama all’attenzione di quanto tu sia insensibile, con lui, che è sempre stato lì per te. Per pura bontà del suo cuore, neanche per amore. Perchè amare te, è molto difficile essendo tu così come sei, complicata e ingestibile.
E si allontana. Non che prima fosse così vicino; lo era sì, ma con i gesti eclatanti, ma se ci guardi bene era il trucco del bastone e della carota. Ora è solo bastone. E allora tu, come una somara, assecondi il bastone per riavere la carota. Ma te ne dà sempre meno, mentre le bastonate sono sempre più forti. E più ti allontana, ferisce, ti schiaccia, ti stritola, ti critica, ti spreme della tua energia, della tua linfa, più tu cerchi di farti vedere forte, meritevole, di valore, forte. E lui si nutre di questo, di questo circolo vizioso.
Sei stretta nelle braccia di Narciso, ma tu non ci sei più, sei una presenza, un’essenza fievole e sottile; così esile che lui stesso stringendoti fino a stritolarti possa inglobarti e abbracciare se stesso, rendendoti nulla. La sua ombra, il suo specchio di puro riflesso. Tu non ci sei più. Sei lì solo per nutrire il suo ego, essere il suo pungiball emotivo; dove scaricare la sue critiche, frustrazioni, desideri, cattiverie. Una fonte dove scaricare le sue scorie per trarre nuova linfa che toglie a te. Sei la sua discarica. Ma anche il suo negozio, la sua passerella, il suo tappeto rosso. Sei tutto, tranne che una persona. E ti fa pesare che tu non lo apprezzi o che addirittura gli rinfacci cose che vedi solo tu.
Ma cosa può comunicare un fantasma? Chi può ascoltarlo? Chi può udire un sibilo nel vento, come fai tu quando provi a parlare con lui? Che non solo non ti vede, non ti sente, non ti ascolta, ma non ti percepisce nemmeno come suo pari, perchè pari a lui, nessuno mai.
E allora, visto che della persona che si è affidata alle braccia di Narciso per trovare il conforto e l’amore è rimasto o sta rimanendo poco o nulla; visto che ormai sei sottile e fragile, quasi vuota, prima che ti stringa del tutto fino ad inglobarti completamente e controllare interamente le tue emozioni e il tuo pensiero, con la poca forza che ti resta, scivola via da quella presa. Non divincolarti, ti faresti solo più male e lui ti opporrebbe resistenza. Semplicemente, scivola, stringiti un po’ di più a te e sfuggi dall’abbraccio mortale di Narciso. Raccogli i frammenti di anima che ti ha lasciato quasi illesi e allontanati. Se noterà la tua mancanza è perchè aveva ancora energia da rubarti; tienitela stretta, è tua. Usala solo per te, per rimetterti in piedi e tornare ad essere vivente; se non la noterà , è perchè era alla fase finale di spremitura del tuo essere, con gli occhi puntati altrove, su una nuova fonte di energia, fresca, pulsante; un nuovo specchio, splendente, e libero, su cui riflettere la sua vuota immagine.