A un passo da te – Distanziamento

Giada

“Se taglio per la campagna evito il traffico e magari guadagno riesco a timbrare in tempo” pensò Giada mentre svoltava dalla strada statale alla provinciale secondaria. Di quelle strette strette, dove due macchine insieme non ci passano proprio. Di quelle che le facevano paura ma che quando si ha fretta sono dei salvatempo perfetti, quanto pericolosi, e quella carraia arrivava esattamente sulla principale della zona industriale dove lavorava. “Speriamo non ci sia nessuno” borbottò concentrata sulla strada. Era talmente attenta ad essere veloce ma controllata che aveva spento la radio e aveva iniziato a sudare; anche il finestrino alla sua sinistra si era appannato. Era così Giada, quando si concentrava troppo le fumava la testa. “E’ perchè lo usi troppo poco! Quando succede va in cortocircuito” la prendeva in giro bonariamente uno dei suoi colleghi. Le mancavano le prese in giro in pausa caffè o in pausa pranzo. Adesso erano tutti divisi, mascherati. Uffici ridisposti, spazi ripianificati. Contatto umano zero. Otto ore chiusi nello stesso posto senza potersi incrociare e dover parlare in videochiamata pur essendo a pochi metri di distanza e vedersi comunque attraverso le pareti degli uffici. Assurdo. Certo il lavoro doveva continuare comunque e c’erano certe cose che non si potevano fare con le moderne tecnologie. Per cui qualche “Buongiorno” o “Buonasera” detto di persona si poteva scambiare. Due notizie su “Come va qui da voi?” “Eh senza autocertficazione per lavoro non posso muovermi. Dio non voglia che mi diano la multa” e cose così. Interventi umani, come quelli tecnici. Come quella mattina. Proprio quella mattina in cui Giada era in ritardo, doveva essere lei ad accogliere i controllori (come li chiamava lei) per il sopralluogo nelle officine, misurare la temperatura, disinfettare, far firmare il registri e quant’altro per poi farli entrare nello stabilimento. Arrivò di corsa, parcheggiò alla bell’e meglio corse verso l’ingresso per timbrare. Era ancora in tempo, mancava un minuto. Le 8.29. Si accorse che c’era una macchina in più nel parcheggio: un Cherokee. Nessun collega lo aveva. “Merda, sono già arrivati”. Entrò di corsa, lanciò le borse sull’attaccapanni, prese posto alla scrivania e vide due tizi di spalle insieme al suo capo, che invece le stava di fronte. Gli fece segno con le mani “scusa” e poi segnò l’orologio come dire “sono in anticipo” e lui alzò semplicemente il pollice in segno di “ok non ti preoccupare ho fatto io”, ed effettivamente i registri erano compilati. Ma ciò non toglieva la figuraccia appena fatta. Mentre avviava il pc e apriva le mail, ne approfittò per annotare la cosa sull’agenda. “Prima figuraccia alle 8.30. Sono arrivati prima e io stamattina ero in ritardo quel tanto da non essere lì a riceverli. Speriamo il resto del giorno vada meglio. To do list: archiviazione, estratti conto, giacenze magazzino, report ispezione officina. Pranzo: non mangiare la pasta al bar che non la digerisci!”. Alzò gli occhi dall’agenda. Guardò davanti a sè ed i tecnici e il capo erano già spariti dietro la porta della sala macchine. Prese il registro e iniziò a trascrivere i loro dati sul file Excel.

Riccardo

Aveva percorso 15km di autostrada al 130km orari. “Speriamo di non aver beccato i tutor” pensò mentre chiudeva la terza telefonata nel giro di mezz’ora da quando era partito da casa. Alle multe per tutor e autovelox ci era abituato ormai, però è sempre una corrispondenza tra l’evitabile e lo spiacevole, ma tant’era, era comunque arrivato in orario nonostante il ritardo iniziale. Il suo assistente era già lì che lo aspettava. “E la macchina?” “Ho parcheggiato davanti al bar, così ho preso un caffè e ho fatto due passi. Sono partito per tempo, lo sai che odio fare le cose di fretta” rise sardonicamente Fabio. Riccardo non rispose e suonò il citofono. Da un anno a quella parte nemmeno negli uffici si poteva più entrare liberamente. La risposta tardò qualche secondo ad arrivare, poi una voce maschile “Sì? Chi è?” “Buongiorno, siamo qui per l’ispezione delle officine”. Click. La porta fece uno scatto. Entrarono e si ritrovarono in un atrio da cui sbucava un bancone ricoperto di plexiglass a cui non era seduto nessuno. L’uomo a cui apparteneva la voce nel citofono uscì dall’ufficio a fianco, indossando una mascherina col logo aziendale. “Buongiorno. Scusate l’attesa fuori, non sono pratico col citofono. La ragazza non è ancora arrivata, questione di minuti eh. Di solito è qui sempre prima e proprio stamattina che abbiamo anticipato l’appuntamento mi sono dovuto arrangiare” rise il titolare. Riccardo e Fabio sorrisero “Non c’è problema si figuri. Siete scusati”. Il titolare rise. “Bene, se ho osservato bene la mia impiegata, adesso devo farvi disinfettare, provare la temperatura e firmare, giusto?” “Ottimo osservatore!” replicò Riccardo. Quelle pratiche erano la routine di più e più volte al giorno e se non le avesse messe in atto il titolare per primo gliele avrebbe ricordate lui. Appena appoggiata la penna e fatti due passi oltre la scrivania vuota, verso la porta dell’officina, si sentì il rumore delle porte dell’atrio e il rumore di tacchi e di cose appoggiate. Più che appoggiate, lanciate. Riccardo lanciò un’occhiata sulla sua spalla sinistra, quel poco per vedere che la ragazza era arrivata e sembrava esagitata, forse per non averli ricevuti. Ma la conversazione sul programma della giornata in azienda era troppo importante e la ragazza con la mascherina dietro il plexiglass aveva già perso importanza. Ormai tutte le receptionist che vedeva si assomigliavano. Impossibili da catalogare. Mezzi busti. Mezze facce. Solo occhi. E questi non li aveva nemmeno visti; lei aveva la testa abbassata quel tanto che bastava per scomparire sotto il piano del bancone. “Bene, possiamo procedere allora”. Il titolare spinse il pulsante rosso sul muro, la pesante porta stagna si aprì con uno scatto, sbuffando. Oltrepassarono la soglia. Riccardo si girò un solo secondo, quel poco per vedere la testa dietro la scrivania alzarsi, prima che la porta si richiudesse dietro di lui con un tonfo.

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