A un passo da te – Intro

Prima che la scrittura diventasse una valvola di sfogo del mio tormento interiore e una valida alternativa economica alla psicoterapia quasi eterna, scrivevo dei racconti. Leggevo moltissimo e la mia immaginazione era super fervida; addirittura ogni tanto scrivevo cose che poi consegnavo alla mia prof d’italiano da far leggere e correggere, e pur essendo del tutto facoltative, mi dava il voto. E faceva pure media (se era dall’ 8 in su, chiaramente). Non lo facevo per lecchinaggio; avevo solo le ispirazioni lampo. Questo fino all’università più o meno. Poi, probabilmente gli ormoni, la vita da adulta con le sue noie e turbamenti mi hanno inaridita al tal punto che la mia inventiva è sparita insieme ai miei punti neri, lasciandomi in un loop valentinocentrico.

Il momento di massima spremitura di meningi era durante il corso di cinema al liceo: scrivere il soggetto del corto di fine anno. Ho sfornato belle idee a dire il vero, ma un po’ troppo difficili da concretizzare per un corto di 10-12 minuti da realizzare con tempistiche di corsi pomeridiani e le risorse di un liceo statale nei primi anni 2000. E forse un po’ troppo ambiziosi e poco legati alla vita adolescenziale e scolastica. Ah, l’educazione tiranna che tarpa le ali dei liberi pensatori! Ne ricordo solo due. Uno era sul bullismo. Dove la bullizzata a distanza di tempo aveva la sua vendetta (io, manco a dirlo), ma mi è stato bocciato perchè alla fine la vittima passava dalla parte del torto e il messaggio non era costruttivo. Sticazzi però, avevo 16 anni ed ero incazzata col mondo e volevo far sapere a tutti che se colpisci un inerme un bel giorno potrebbe tornati indietro e te la porti a casa, senza fiatare.

L’altra proposta era bella molto. Su questo devo dare credito a mio fratello, che vedendomi carente d’ispirazione mi buttò lì l’idea in due parole. Ora il testo è andato perso chissà dove, ma vediamo se mi ricordo ancora come si fa.

Credo lo farò alla vecchia maniera, con carta e penna. Come lo feci a scuola, con la differenza che sul quaderno c’erano gli appunti di filosofia e non la ricetta della paella, come stavolta. Vediamo cosa ne esce ora, a 15 anni di distanza con uno scenario completamente mutato; al limite produrrò un procedimento dettagliato di cottura del riso e mondatura delle verdure e un’iscrizione a Masterchef.

To be continued…

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