Complice una notte insonne, una probabile intossicazione alimentare dovuta al vizio di congelare anche cibo vecchio di settimane e un Mercoledì (io odio il Mercoledì) di un settembre già troppo meteoropatico, oggi sono davvero di cattivo umore. Come i bambini piccoli, che quando sono stanchi diventano capricciosi e ingestibili anche a Disneyland. Ecco, oggi mi sento così. Una di quelle giornate insipide, che anche se fossi a letto avvolta in stile lombrico nel piumone o a prendere il sole a Tenerife avrei comunque voglia di farmi un pianto, così per dare una pulita ai dotti lacrimali e svuotare pensieri pesanti. Non so se rendo l’idea ma sono abbastanza sicura che queste giornate dal sapor cimice non capitino solo a me.
Davvero non so cosa fare per poter risollevare le sorti di questa giornata; escludo categoricamente lo shopping consolatorio -unico sport praticato fino al termine del coinquilinaggio con i mie genitori- per i seguenti motivi:
- l’opera di decluttering mi è costata sudore e fatica e finalmente ho un guardaroba che è possibile considerare Armadio e non Mercatino delle pulci;
- l’intossicazione di ieri sera si sta facendo sentire in maniera prepotente e sono gonfia come una zampogna il giorno del Presepe vivente;
- quello online 80 volte su 100 ti fa sembrare una che si è vestita al buio rubando i vestiti nei bidoni gialli e mi sbatte fare il reso;
- non ho soldi da spendere per i vestiti. Ma manco all’Ikea per compare lo sbucciabanana col led multicolor incorporato.
La costante della poraccitudine è poi applicabile un po’ a tutti i campi tipo: vado dal parrucchiere ( – soldi + Covid), mi iscrivo in palestra (- soldi + Covid), prenoto un weekend relax con la mia amica (- soldi + Covid+ dove cazzo andiamo che ho finito tutte le ferie).
Potrei sbizzarrimi ai fornelli, ma essendo da sola poi succede che preparo quantità industriali di cibo, che mi va a male, riducendomi come stanotte a rotolare fuori dal letto per raggiungere la cucina, in agonia per un canarino bello caldo. In questo scenario entusiasmante come la registrazione di una busta paga, direi che le uniche attività a cui posso dedicarmi sono: la pulizia del focolare (ma date le modeste dimensioni della dimora 15 minuti sono più che abbondanti); stirare -la scusa dei 48 gradi non regge più. Oppure potrei dedicarmi alla lettura, al cinema, alla ricerca e crescita personale…e invece no, il mio disturbo da deficit dell’attenzione non me lo permette, e quindi mi ritrovo qui, a sciorinare banalità in un angolo disperso del Webbe, popolato da milioni spazi di chi come cantava Giannone Morandi nazionale vorrebbe essere quello che sui mille ce la fa.
Ok, ho riaperto il blog perché sì, effettivamente mi rendo conto che la scrittura è qualcosa che avevo lasciato da parte dopo il liceo, ma mi sono ritrovata in più occasioni a scrivere poemi a fidanzati (bellissimi eh, ma inefficaci. Un po’ come loro), pipponi politcally incorret su Facebook (a cui sono seguiti tanti Ban e Unfriend), per cui mi sono resa conto che ho bisogno dello spazio per dire ciò che penso di cose random, che solitamente riguardano me, ma possono essere denominatore comune di tutti, in quanto umani e soggetti alla sfiga. Ma, credo poco ai praticanti del “ho aperto questo blog sull’allevamento delle pulci d’acqua solo per me, perché è la mia passione e mi fa stare bene”. Non prendiamoci in giro, chiunque di noi bloggers vorrebbe, anche con la minimissima parte dell’unghia del mignolo, diventare famoso per ciò che scrive e come lo scrive. E pur nella mia assoluta dis-ambizione (disinteresse non rendeva l’idea) anche io vorrei essere la nuova scoperta dell’Internette de noarti, per cui quando vedo che nessuno legge i miei scritti, redatti con tanto amore quanta approssimazione, m’incazzo. E soprattutto, mi incazzo quando m’accorgo che non viene colta la verve, l’ironia, la sagacia ma al contrario mi si piglia per criticona.
Ma quale affronto? A me? Che sto gettando le basi per diventare la Travaglia dei millenials, che sogno di prendere a sculaccioni la classe politica a suon di Tweet e andare in tivvù nelle tribune politiche così mia mamma è contenta che sono giornalista?
Le opzioni che ho sono due: il mio caratteraccio (vero o presunto, chi può dirlo, per alcuni sono davvero una sagoma!) è talmente ben conosciuto e snocciolato che anche se mi mettessi a riscrivere la versione happy ending della Piccola Fiammiferaia, sarei uno strazio ugualmente. Alternativamente fregarmene, continuare a dare sfogo alla mia vena sarcastica e tagliente sugli affaracci miei e di chi mi circonda, che se sono fastidiosa e lagnosa continuassero a leggere i commenti su Temptation Island.
Io trovo che scrivi bene, come ho detto già. Difficilmente leggo tutto di un blog come sto facendo con te. Vuoi che hai scritto pochi articoli e quindi il compito non è lungo, vuoi perché il tuo modus operandi qui è molto simile al mio. Scrivi ancora. È un’ottima terapia, fidati. E può darti soddisfazioni
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie!!! Apprezzo moltissimo ♥️♥️
"Mi piace""Mi piace"